Nel reparto di Ginecologia e Ostetricia nessun medico è disponibile a praticare l’interruzione di gravidanza. Il caso fa discutere dopo il richiamo del Consiglio d’Europa all’Italia

L’ospedale di Pavullo è off limits per le donne che intendono sottoporsi ad aborto: nel Reparto di Ostetricia e Ginecologia non ci sono medici disponibili a praticare l’interruzione di gravidanza, cosicché le pazienti sono costrette a rivolgersi all’ospedale di Sassuolo, distante 40 chilometri. Il caso sta facendo discutere anche a livello nazionale, dopo che il Consiglio d’Europa ha bacchettato l’Italia sulle difficoltà che circondano la pratica dell’aborto nel nostro Paese. La legge 194 del ’78 consente ai ginecologi di rifiutare la prestazione, esercitando l’obiezione di coscienza: ebbene, secondo l’organizzazione di Strasburgo, in Italia due medici su tre sono obiettori, con il risultato che chi è invece disponibile ad effettuare l’interruzione di gravidanza viene discriminato in termini di carico di lavoro e opportunità di carriera. Sulla vicenda di Pavullo, “no comment” dall’ospedale così come dall’Ausl provinciale. Il problema dell’assenza di specialisti non obiettori, qui, sembra vada avanti dal 2014. La vicenda ha sollevato le preoccupazioni dell’Unione Donne Italiane ed è sbarcata anche in Consiglio comunale, con una mozione bocciata, però, dalla maggioranza in quanto riguardava l’ospedale di Pavullo a 360 gradi e non la sola questione aborto. Il sindaco Romano Canovi, da parte sua, sottolinea come nessuno in questi anni abbia mai posto il problema, ma non esclude un possibile chiarimento con l’Ausl.

Intervista a Romano Canovi, Sindaco di Pavullo