La sentenza della Cassazione. Il 19 aprile 2012 l’uomo assassinò la compagna e poi diede fuoco alla casa per sviare le indagini

20 anni di carcere per aver strangolato la compagna e dato fuoco alla casa teatro dell’omicidio, simulando un incidente per sviare le indagini. La Corte di Cassazione conferma la condanna già inflitta in primo grado e in appello per Ivan Forte, il 31enne che il 19 aprile 2012 a Rubiera uccise Tiziana Olivieri, 40enne di Marzaglia. Respinto il ricorso della difesa, che puntava su una parziale incapacità di intendere e volere dell’assassino al momento del fatto. Ma la famiglia della vittima non è soddisfatta a pieno della sentenza: la madre e il fratello di Tiziana Olivieri, detta Titti, auspicavano una condanna più esemplare. La pena, peraltro, fin dal primo grado è stata ridotta di un terzo, avendo optato Forte per il rito abbreviato. In quella sciagurata sera di quattro anni fa l’uomo, durante una lite, uccise la compagna strangolandola nella casa in cui i due vivevano a Rubiera: nell’appartamento c’era anche il figlio della coppia, che all’epoca aveva solo 11 mesi. Consumato l’omicidio, Forte aveva appiccato un incendio, tentando di simulare un tragico incidente domestico. L’uomo uscì con il bimbo in braccio fingendosi disperato, ma ci vollero poche ore perché gli inquirenti ricostruissero l’esatta dinamica dell’accaduto. L’omicida confessò quasi subito. Da ieri la sua condanna è definitiva.