“Non ce l’abbiamo con l’azienda, ma con la magistratura”

Nei giorni del terremoto, sotto il crollo del capannone della Haemotronic, a Medolla, persero il marito, il figlio, oppure il fratello. I giudici hanno recentemente stabilito che non c’è nessun colpevole per quelle morti. E ora i parenti di quelle vittime protestano. Incatenati davanti alla fabbrica. “Non ce l’abbiamo con l’azienda – mettono in chiaro – ma con la magistratura”. Il 29 maggio 2012, quando la terra tremò e il capannone della Haemotronic cedette, rimasero uccisi quattro operai: Biagio Santucci, Paolo Siclari, Giordano Visconti e Matteo Serra. Lo scorso 8 gennaio il Gip del Tribunale di Modena che conduceva l’inchiesta su quelle morti ha depositato l’ordinanza di archiviazione.

Secondo il pool di esperti incaricato dagli inquirenti, l’unico vero colpevole è il quadro normativo vigente all’epoca dei fatti, che consentiva verifiche “inadeguate” sulle strutture danneggiate dal sisma. Secondo un ex collega delle vittime, la scossa del 20 maggio aveva già notevolmente compromesso la sicurezza del capannone.

Alla protesta davanti alla Haemotronic hanno partecipato anche parenti di altre vittime del terremoto. Come Lorella Ansaloni, sorella di Leonardo, morto in seguito al crollo del capannone delle Ceramiche Sant’Agostino, provincia di Ferrara.

Ai nostri microfoni Anna Prisco, Madre di Giordano Visconti; Avv. Patrizia Miccai, Comitato Emilia Vite Scosse; Marco Biagetti, Ex operaio Haemotronic e Laura Ansaloni, Sorella vittima crollo Sant’Agostino