Ancora tanti interrogativi sulla vicenda dell’Imam di Camposanto, espulso ieri dal territorio italiano. Proseguono le indagini della Digos e intanto le voci si rincorrono

“Aveva fatto viaggi sospetti in Siria, aveva fornito false generalità”. Voci e indiscrezioni, vere o presunte, si rincorrono il giorno dopo l’espulsione dell’Imam di Camposanto. Sono in corso indagini, che forse chiariranno una vicenda che al momento presenta diversi lati oscuri. Secondo le informazioni ufficiali fornite ieri dalla Questura, l’uomo, 37 anni, a Camposanto da tre, sarebbe stato rimpatriato in Marocco perché privo del permesso di soggiorno. Un provvedimento eseguito su ordine della Questura di Padova, che da tempo lo cercava in mezza Italia. L’Imam era arrivato sul territorio italiano nel 2007 durante gli sbarchi a Lampedusa: in un primo tempo aveva ottenuto il permesso di soggiorno dalla Questura di Grosseto, ma poi risultando irreperibile, il documento era stato revocato. Su alcune segnalazioni, il 37enne è stato rintracciato dalla Digos di Modena a Camposanto. E ad alimentare i sospetti c’è anche proprio il fatto che ad indagare sia un Nucleo così specifico della Polizia come la Divisione Investigazioni Generali. A Camposanto, dove da due anni era diventato Guida spirituale della locale comunità islamica, lo descrivono come un brav’uomo, una persona tranquilla, ma in paese c’è anche chi è spaventato della vicenda e rifiuta di parlare, o parla di paura per alcuni atteggiamenti. Resta una domanda: perché l’Imam non aveva chiesto un permesso di soggiorno per motivi religiosi, che gli sarebbe stato facilmente riconosciuto? A Camposanto, e  non solo, se lo chiedono tutti. Le indagini proseguono.