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Firem, il 13 settembre è la data per il nuovo piano industriale


    In Regione si verificheranno le intenzioni dell’azienda

    Il momento della verità, il prossimo momento della verità, è in agenda il 13 settembre. E’ stato fissato per quella data, nella sede della Regione Emilia-Romagna, il decisivo incontro che vedrà protagonista la Firem spa di Formigine: a Ferragosto l’azienda produttrice di resistenze elettriche, approfittando delle vacenze estive, intendeva trasferirsi integralmente in Polonia. Invero, la produzione sarà in parte portata in Est Europa: ma, appunto, il 13 la proprietà dovrà presentare a Viale Aldo Moro il piano industriale per il mantenimento di almeno una parte dell’attività nel modenese. Il caso della Firem è stato certo quello di maggior rilievo nelle cronache dell’estate modenese, guadagnandosi le prime pagine dei giornali nazionali. Dopo il giallo dei camion che a ridosso del Ferragosto avrebbero prelevato i macchinari dal sito di Formigine, ai 42 addetti sono arrivate le lettere della proprietà in cui si avvertiva della ripresa della produzione in Polonia, per la data del 2 settembre. Poi le serrate trattative con i sindacati e con le istituzioni politiche, e infine il parziale dietrofront dello scorso 23 agosto, quando la società della famiglia Pedroni ha promesso di mantenere una parte del proprio business in Emilia. Ebbene: durante l’incontro di venerdì, le parti sociali, tra cui la stessa Regione Emilia-Romagna, avevano lasciato alla proprietà 20 giorni per presentare formalmente il piano industriale: ora l’appuntamento è stato calendarizzato, nel pieno rispetto dei tempi. Intanto, lunedì, per 40 lavoratori si è avviato il percorso per la cassa integrazione straordinaria, mentre per i due apprendisti arriverà quella in deroga. L’ammortizzatore potrà però essere rivisto quando le intenzioni dell’’azienda saranno nero su bianco.

    «Non vogliamo che Modena diventi la pattumiera d’Italia»


      Riceviamo e pubblichiamo un intervento del consigliere comunale Sergio Celloni che sul caso inceneritore ha presentato un ordine del giorno in consiglio comunale. Al rientro in città i cittadini modenesi che sono andati in ferie: l’inceneritore di Modena diventerà un impianto di recupero e per questo motivo potrà smaltire i rifiuti anche di altre province e regioni. Nonostante siano aumentati raccolta differenziata e riciclaggio, Modena smaltirà nel termovalorizzatore più rifiuti di quelli prodotti a Modena. Con l’approvazione dell’Amministrazione comunale e della Provincia nell’aria già fortemente inquinata di Modena verranno immesse più sostanze nocive di quelle prodotte dalla combustione dei soli rifiuti di Modena. Poco importa se la priorità sarà garantita ai rifiuti indifferenziati modenesi. Si sa che questi con la raccolta differenziata sono in continuo calo. Si creerà un inquinamento in più che si poteva evitare. Una tonnellata di rifiuti che va all’inceneritore produce l’emissione di nano particelle tossiche e diossine, dalla combustione vengono prodotti 300 kg di ceneri solide e altre sostanze che sono fortemente ancora più inquinanti, e vanno smaltite in una ulteriore discarica per rifiuti tossici nocivi. Inoltre i fumi emessi dall’inceneritore, anche se filtrati, producono lo stesso particolato primario e secondario, quelle che comunemente vengono definite le PM10 , e ceneri volanti cancerogene, e 25 kg di gesso. Inoltre l’incenerimento produce circa 600 kg. di acqua da smaltire. Queste sostanze, in un ambiente già altamente inquinato da traffico e industria come quello modenese ed in una situazione geografica e climatica depressa (poca ventilazione) porta maggiormente a un peggioramento dell’inquinamento, quindi è richiesto un principio nella valutazione degli inceneritori di estrema prudenza. Inoltre la diossina, come dimostrato dagli studi scientifici, rimane in ciclo nelle cellule umane per quasi cent’anni. Questo accade anche negli alimenti, trasmettendosi geneticamente e fare danni permanenti nel tempo. Nel momento in cui gli studi sono troppo recenti per individuare danni nel lungo periodo occorre adottare un principio di precauzione che, nel caso specifico, significhi ridurre, se possibile, anziché aumentare, la quantità di rifiuti. Per questo, e alla luce di queste considerazioni, ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio comunale perchè l’Amministrazione dica un no deciso ad Hera e alla decisione di aprire le bocche dell’inceneritore a tutti i rifiuti da altre zone d’Italia e non solo. Sergio Celloni Mpa – Insieme per Modena

      QUERELLE TERMOVALORIZZATORE


        La città vuole aria pulita

        E in giunta non sono mancate le scintille


          Il comunicato stampa è di quelli classici che spalmano ottimismo, serenità, tranquillità. Un’iniezione di taralucci e vino che pochi, però, convince. In realtà non sono mancate scintille, dice chi era presente, alla riunione della giunta comunale dove si è parlato dell’inceneritore modenese. Altro che ‘Termovalorizzatore, condivisa la strategia dei rifiuti’ come recita la nota stampa diffusa ieri dal Comune. Sempre chi era presente ha parlato di posizioni differenti. Lo scontro interessa da giorni Francesca Maletti, sostanzialemente da mesi in campagna elettorale, che della questione ambientale sta facendo un suo cavallo di battaglia – ha incontrato comitati, gruppi, associazioni – e naturalmente va contro la linea dell’amministrazione che da due anni è sommersa da critiche su questo fronte: dall’urbanistica alla gestione dei rifiuti. Eppure ieri si è letto: «Pighi ribadisce il ‘no’ all’ampliamento: ‘Superare lo smaltimento in discarica, serve il Piano regionale’». Nel testo si parla di discariche – si sa e basta leggere l’annuario statistico comunale che ne sono state dismesse parecchie in provincia – si ribadisce che «l’impianto rimarrà questo, con una sola linea attiva, non verrà ulteriormente ampliato». E poi «non aumenteranno i quantitativi di rifiuti che potrà gestire e non ne arriveranno da fuori regione, dovendo comunque garantire la priorità del trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio provinciale. E questi sono più che sufficienti». Va bene, ma altri Comuni sono impegnati nel ridurre i propri rifiuti per bruciarne il meno possibile e recuperarli. Una prospettiva ben diversa. (gbn)

          Via alle proteste, sabato presidio


            Manifestazione itinerante dal Comune alla Provincia

            Oltre le note, i comunicati, le schermaglie politiche – molto interne al centrosinistra – adesso la contestazione contro l’inceneritore si materializza nelle strade modenesi. Appuntamento sabato mattina con una manifestazione itinerante: prima in piazza Grande davanti al Comune e poi in viale Martiri della Libertà di fronte alla Provincia con il presidio, organizzato dal gruppo consiliare ModenaSalute Ambiente, dove si denunceranno le ultime decisioni degli enti locali sull’ impianto di Modena. «Magari in futuro sarà possibile anche organizzare una manifestazione con corteo – spiega Vittorio Ballestrazzi di Modenasaluteambiente che ha sollevato il caso della determina balneare del 14 agosto – ma consapevoli delle forze, in questo momento di ritorno dalle ferie, puntiamo sul presidio di testimonianza organizzato dalle associazioni che a suo tempo avevano fatto il ricorso al Tar contro il raddoppio dell’inceneritore. Per fare capire al Comune e alla Provincia che noi continueremo a controllare e a proporre alternative che dimostrano che cambiare si puó e che nessuno si merita un inceneritore». Quindi sabato, in strada ci sarà anche la WWF, si da il via alla campagna contro l’inceneritore che influenzerà pure le primarie democratiche e le elezioni amministrative. Basta vedere gli appuntamenti che si ripetono e che si intensificano in queste settimane. Per esempio, sempre ModenaSaluteAmbiente, venerdì sera alle 21,15, presso la sala Pucci, ha organizzato la proiezione del film ‘Trashed Verso Rifiuti Zero’. Un evento legato alla campagna di raccolta firme ‘Legge Rifiuti Zero’. Sicuramente una piccola iniziativa che si lega però con la raccolta firme, domani arriverà davanti alla Festa Provinciale dell’Unità, per la presentazione di una delibera d’iniziativa comunale per stoppare le palazzine che sono in programma presso le aree F in via Aristotele e via Cannizzaro. Insomma la questione ambientale sta allargando le fratture all’interno del partito democratico e con gli alleati vendoliani si misurano le distanze. Visti i tanti conflitti – su Facebook il capogruppo del Pd Paolo Trande si è scontrato duramente con l’ex numero 1 di LegaCoop e ora vendoliano Roberto Vezzelli – non è detto che si spacchi il fronte di centrosinistra e si presentino delle novità alle prossime elezioni comunali. Seppure in circostanze molto diverse a Parma la questione dell’inceneritore ha influenzato, almeno in parte, l’esito elettorale.

            Storie di imprese


              Giganti e piccoli

              Sorin, il 2013 ha sorriso


                Preconsuntivo ok per il colosso biomedicale Tra utile in crescita e penetrazione in Cina

                Parma, circolava con 681 multe per 110mila euro


                  Dal 2005 ha accumulato 681 violazioni, mai pagate, per un totale attorno ai 110mila euro di debito con il Comune di Parma, quasi tutte per accessi ai varchi Ztl. Un 45enne ha continuato a viaggiare tranquillamente con la Lancia Y intestata alla madre 85enne. Mercoledì una pattuglia della Municipale, grazie all’autodetector (un nuovo strumento per la ricerca di veicoli sotto fermo), ha bloccato l’auto condotta dall’uomo, che circolava malgrado assoggettata a quattro fermi emessi in diversi anni. Il veicolo, risultante in circolazione anche privo della revisione periodica obbligatoria, è stato immediatamente fermato e sottoposto a pignoramento da parte dell’Ufficiale di Riscossione di Parma Gestione Entrate. Al conducente è stata contestata anche la violazione del fermo amministrativo con la relativa contravvenzione, questa volta a suo carico. Per effetto del pignoramento, il veicolo sarà venduto all’asta e mai più restituito al proprietario. Ciò è stato possibile grazie alla sinergia fra Comune e società Parma Gestione Entrate, che ha garantito la presenza dell’ufficiale di riscossione, indispensabile per procedere al sequestro dell’auto.

                  Milano, alla Stazione volano colpi di mannaia La Polfer seda la rissa tra due extracomunitari


                    La sera di martedì intorno alle 23 gli agenti della polizia ferroviaria che operano in stazione Centrale a Milano hanno arrestato un 31enne algerino, Abdel Kader Farth, che poco prima aveva ferito al volto un 38enne tunisino con un coltello da macellaio di oltre trenta centimetri. L’aggressione è avvenuta nel mezzanino della stazione, in una galleria tra l’ingresso e il piano binari ed è stata immortalata da alcune delle 240 telecamere di sorveglianza presenti nello scalo milanese. I due uomini, entrambi irregolari e senza fissa dimora, poco prima avevano litigato, forse per un bicchiere di vino. La discussione sembrava terminata, quando l’aggressore, che già si stava allontanando, si è girato verso la vittima e l’ha ferito al volto con il coltello. Le telecamere installate nel mezzanino hanno ripreso le fasi dell’accoltellamento: si vede Farth estrarre una grossa lama, simile a una mannaia, con la quale si è avventato sul tunisino. Gli agenti hanno assistito alla scena sullo schermo e sono arrivati sul posto in tempo per vedere la via di fuga dell’algerino, fermato poco dopo in via Sammartini dopo una colluttazione in cui è stato disarmato. L’uomo ha cercato di minacciare gli agenti della Polfer con il coltello ma loro lo hanno disarmato e arrestato per tentato omicidio senza altri incidenti. Il ferito è stato portato all’ospedale Niguarda dove la profonda ferita, che andava dall’orecchio destro fino al mento, gli è stata medicata con cinquanta punti di sutura. Il ferito, una volta medicato è stato denunciato perché clandestino. La vicenda del mezzanino della stazione ricorda un altro omicidio a Milano, la strage, all’alba, nel quartiere Niguarda, quell’orrore compiuto da Mada Kabobo, il ghanese che l’11 maggio 2013 ha ucciso tre persone a colpi di piccone.

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