Il caso è finito nel fascicolo della procura. Le responsabilità penali a carico di un 40enne albanese, residente da anni in provincia di Modena, sono evidenti. Emerse anche dalle testimonianze di chi ha assistito alla brutale aggressione dell’uomo nei confronti di un sedicenne italiano, coetaneo e compagno di scuola della figlia con la quale il ragazzo aveva avuto il primo rapporto sessuale, consenziente. Il padre scopre tutto leggendo di nascosto i messaggi nel telefonino della figlia. E va su tutte le furie. Ritiene la ragazza disonorata. Un disonore che solo il matrimonio, sulla base dei propri precetti culturali con i quali avrebbe giustificato il suo gesto, può riparare. Decide non solo di punire il ragazzo ma di costringerlo al matrimonio. Con le maniere forti. L’uomo, sabato scorso, si reca a scuola frequentata dai due ragazzi, e all’uscita aggredisci a pugni il ragazzo della figlia. Davanti a numerosi  testimoni. Quando i Carabinieri giungono sul posto, chiamati dai presenti, l’uomo non nega ciò che ha fatto, e anzi motiva il tutto affermando che nella sua cultura funziona così. Matrimonio riparatore. La ragazza non risulta incinta, ma il disonore di un rapporto a sedicenne costituisce per lui una macchia. L’uomo viene fermato. Ci sono tutti gli estremi per l’applicazione dell’articolo 558 bis del codice penale introdotto nel luglio scorso che prevede il reato di costrizione al matrimonio.  L’uomo rischia una condanna da uno a cinque anni. Che potrebbe aumentare a causa dell’aggravante prevista dovuta alla minore età dell’aggredito.