I vertici dell’azienda esclusa dalla white list: “Provvedimento paradossale: i nostri vertici hanno denunciato i boss e vissuto sotto scorta”

“Siamo solo delle semplici e comunissime vittime, che hanno avuto la colpa di essere nate a sud di Roma e di aver avuto il coraggio di denunciare dei delinquenti condannati”. Da Nonantola, i vertici della Pi.Ca. Holding intervengono così sulla vicenda che riguarda l’azienda di costruzioni, recentemente esclusa dalla white list. L’interdittiva antimafia è stata emanata dalla Prefettura di Milano e la Pi.Ca. Holding ha già attivato i propri legali per presentare ricorso al Tar della Lombardia.

“Non siamo interessati da nessun procedimento penale”, sottolineano i titolari dell’impresa, che parlano di “indizi privi di fondatezza che hanno il sapore del paradossale”. “La nostra storia parla per noi”, aggiunge l’azienda, che ricorda come l’attuale direttore tecnico Francesco Piccolo e il procuratore Raffaele Cantile siano stati in passato vittime della mafia e abbiano denunciato gli illeciti subiti, dando impulso anche a processi contro boss dei Casalesi. Gli stessi Piccolo e Cantile, tra il 2010 e il 2015, sono stati costretti a vivere sotto scorta, rimarcano dalla Pi.Ca. Holding.

“Oggi c’è stupore – aggiunge l’azienda – nel vederci contestati presunte infiltrazioni solo perché abbiamo avuto rapporti con un’altra società, a sua volta interessata da una interdittiva sulla base di accuse tutte da provare”. “Finora siamo gli unici ad aver difeso con fatti tangibili il territorio emiliano dalla mafia, a dispetto di chi troppo in fretta sventola la bandiera della legalità solo per tornaconti politici o economici”.