Da Ferrara si spinge per la fusione con la Provincia di Modena. Sotto la Ghirlandina, però, il progetto non sembra allettare troppo Muzzarelli.

Avete presente quando un fidanzato chiede alla propria amata di sposarla e questa lo gela con un “Ci devo pensare”? E’ questo, metaforicamente parlando, ciò che sta accadendo in Emilia-Romagna nell’ambito del riordino istituzionale delle Province: Ferrara veste i panni dell’innamorato che si inginocchia e porge l’anello, Modena rappresenta la compagna poco convinta dell’idea. Ieri, dalla città di Palazzo dei Diamanti, il sindaco Tiziano Tagliani è uscito allo scoperto e fatto sapere che gradirebbe molto, nella futura cartina delle Province emiliano-romagnole, una fusione con la ricca terra della Ferrari e di Pavarotti, ma anche della ceramica, del tessile, del biomedicale. “Abbiamo molto sinergie, a partire dalle comuni radici storiche”, ha osservato Tagliani, evocando una sorta di area vasta di matrice estense. L’ipotesi qualche fondamento ce l’ha. Lo stesso sindaco ha rivelato che nei prossimi giorni è in programma un incontro tra i gruppi del Partito democratico di Ferrara e di Modena per discutere dell’idea. Che poi, però, dovrà anche passare dalle stanze di partito a quelle delle istituzioni. I ferraresi intanto spingono. Ora la palla passa a Modena. Ebbene, sotto la Ghirlandina, Giancarlo Muzzarelli è freddo di fronte alla prospettiva di un accorpamento con i cugini estensi: l’impressione è che il sindaco e presidente della Provincia sia più attratto, per ovvie ragioni economiche, da Reggio e Bologna. Quando affronta l’argomento, Muzzarelli non a caso non manca mai di citare la vicinanza di Modena con l’aeroporto Marconi e con la stazione Mediopadana. “Affronteremo presto i problemi”, cerca di ricomporre da Ferrara Tagliani. I prossimi mesi diranno come la storia finirà.