Sono 1.543 i casi di lavoro nero in Regione. Il primato spetta a Bologna seguono, a poca distanza, Modena e Parma

Il fenomeno lavoro nero sembra non conoscere confini anche se a livello di governo centrale si invoca la legalità.
E’ la contraddizione di un sistema che piange e si dispera se succede una disgrazia, come accaduto nei giorni scorsi in Puglia, e allo stesso tempo taglia i fondi a chi dovrebbe fare i controlli. E’ lo scenario emerso dai dati forniti dal ministero del lavoro per il primo semestre 2015 e che la cgil di Modena ha declinato in ambito regionale e locale.
Risulta così che in Emilia Romagna sono state controllate 5.795 a
ziende, 620 a Modena che si piazza al 3 posto dopo Bologna e Ferrara. Un dato in calo rispetto allo scorso anno in cui le ispezioni furono 1.325 e se a livello nazionale la percentuale si attesta sotto il numero 59 l’irregolarità in emilia romagna è del 57,3% in aumento di 4 punti rispetto allo scorso anno.
Cresce anche il lavoro nero con 1.543 casi, e di ben 221 casi riguardanti l’accertamento di appalti illeciti, con Modena che si piazza al 2° posto.
I settori più esposti sono sempre gli stesso trasporto e servizi alle imprese; edilizia e costruzioni; commercio e ristorazione. Uno scenario aggravato anche dallo sfruttamento di lavoratori extracomunitari clandestini: ben 375 in regione e nel solo primo semestre. Con Bologna al 1° posto ed a poca distanza le province di Modena e Parma, guardando i numeri assoluti. Ma se lo stesso dato lo si analizza in rapporto a popolazione o numero di imprese, Modena passa prima.