Da una perizia emergono informazioni sul disco rigido risultato non funzionante, quindi senza immagini.

Torna d’attualità il tema del corno di un rinoceronte, rubato lo scorso 20 gennaio al Museo di Zoologia e Anatomia comparata dell’Università di Modena, che conserva un patrimonio di più di 10mila esemplari di specie animali. Il corno è un oggetto ricercato in Oriente e ha un valore di circa 400 mila euro, perché alcuni lo ritengono un potente afrodisiaco se triturato. Nel giorno del furto, il Museo era aperto agli studenti di una classe di terza elementare accompagnata da un incaricato della struttura che non aveva un efficiente sistema d’allarme. La procura lo scorso marzo ha dato incarico all’ingegnere Marco Meschiari di fare una valutazione sul supporto disco rigido di memoria, oggetto utilizzato per conservare le immagini, in quel caso mancanti, della videosorveglianza del luogo del furto. Tramite la consulenza tecnica è emerso che il dispositivo non è funzionante, non è possibile stabilire quando si è rotto, non è possibile recuperare immagini e che la rottura appare attribuibile al difetto originale delle testine. Importante segnalare una considerazione dell’esperto: un hard disk di queste caratteristiche, peraltro economico dal costo di poco più di 50 euro, non è ideale per l’utilizzo per un sistema di videosorveglianza, di 24 ore su 24. Un altro aspetto da chiarire è il perché si siano utilizzati due hard disk, di cui uno utilizzato come unità di backup su cui generare copie delle immagini. La valutazione si chiude con l’invito a verificare come mai non ci sia un codice a barre sull’Hard Disk.