Cambiato il capo d’accusa nei confronti dei manager della cooperativa e l’inchiesta, così, perde peso

Non fu corruzione propria, ma semmai impropria. I giudici del Riesame di Napoli hanno rilevato una falla nell’impianto accusatorio costruito dai pm partenopei a carico dei dirigenti della Cpl Concordia e del sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, indagati per il presunto giro di tangenti nell’ambito dei lavori di metanizzazione dell’isola. Mentre il fascicolo è stato ora trasferito a Modena, nell’ordinanza del Riesame che ha concesso gli arresti domiciliari a Ferrandino il reato contestato è cambiato: non più corruzione propria – ossia vantaggi economici in cambio di omissioni, ritardi o atti contrari ai doveri d’ufficio –, bensì corruzione impropria, che si ha quando il pubblico ufficiale riceve un’utilità per compiere normali atti d’ufficio. Delitto assai meno grave, tant’è che, la pena prevista è dimezzata rispetto alla corruzione propria: un anno di reclusione contro un range che va da 2 a 5 anni. In sostanza, per i giudici del Riesame esistono indizi sul fatto che il sindaco Ferrandino abbia ricevuto vantaggi economici dalla Cpl, ma per realizzare atti – ossia affidare alla cooperative i lavori di metanizzazione di Ischia – comunque non contrari ai suoi doveri. Dopo l’esplosione del caso anche sui media nazionali e l’esclusione dell’azienda dalla white list, insomma, l’inchiesta – condotta finora dai magistrati napoletani Woodcock, Carrano e Loreto, coordinati dal procuratore capo D’Avino – potrebbe ora sgonfiarsi sensibilmente. E mentre l’ex presidente della Cpl Roberto Casari ha chiesto di essere re-interrogato per ribadire la propria innocenza, domani sarà un giorno clou per la cooperativa di Concordia, con l’assemblea dei 1800 soci che ratificherà le dimissioni in blocco dei vertici e dovrà eleggere un nuovo presidente e un nuovo consiglio d’amministrazione. Un segnale di rinnovamento totale con cui la Cpl spera di poter essere riammessa nella white list.