Tra i soci e i lavoratori della Cpl Concordia crescono i timori per il proseguo dell’attività economica

Il procedimento giudiziario è ancora nella fase delle indagini preliminari: significa che il processo è, ad oggi, solo una eventualità e ancor più lo sono le condanne. Eppure, l’inchiesta napoletana sulle presunte tangenti per la metanizzazione di Ischia qualche effetto pratico lo sta già producendo sull’attività della Cpl Concordia. Le banche infatti sono in pressing e hanno già chiuso i rubinetti alla cooperativa, sul cui futuro aleggiano dunque nubi assai poco rassicuranti. Ieri, un gruppo di soci ha lanciato un appello disperato: “Noi siamo senza colpe, lasciateci lavorare”. La situazione è drammatica, ha sottolineato ieri il presidente di Legacoop Mauro Lusetti. Intanto l’inchiesta dei magistrati va avanti, e si allarga. Partita dai lavori per la metanizzazione di Ischia, la lente degli inquirenti si è estesa a Procida, nel casertano. E ora ad indagare sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dai dirigenti della Cpl ci sono pure i magistrati di Foggia, per le opere di illuminazione pubblica a Rodi Garganico, e quelli di Salerno, anche qui per un appalto legato all’illuminazione pubblica, segnatamente a Battipaglia. Accertamenti decisi dopo le rivelazioni dal carcere di Poggio Reale fatte da alcuni manager della cooperativa modenese. In particolare, il responsabile relazioni istituzionali Francesco Simone e il responsabile della Divisione Campania Nicola Verrini. Per entrambi il Tribunale del Riesame di Napoli ha negato la scarcerazione, ritenendo sussistente il pericolo di inquinamento probatorio. Nel contempo i giudici hanno ordinato la trasmissione degli atti di inchiesta dalla Procura partenopea alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, competente per territorio. Oggi il Riesame dovrebbe pronunciarsi sull’istanza di scarcerazione fatta dall’ex presidente della Cpl, Roberto Casari.