Sono state rinviate a giudizio tutte le 11 persone coinvolte nella vicenda, in sostanza una costola del processo Aemilia, delle presunte talpe che, qualche anno fa in Prefettura a Modena, avrebbero informato la ditta Bianchini sul rigetto delle proprie istanze per tornare in white list nell’ambito della ricostruzione post-sisma 2012. In ballo ci sono sia il discusso reintegro dell’altra ditta coinvolta, la Fratelli Baraldi – nel periodo di passaggio di consegne tra due prefetti – sia la società di investigazioni Safi, a cui le due aziende edili, come emerso, avrebbero versato soldi per tornare in white list. I rinvii a giudizio sono stati disposti oggi dal gup di Bologna, Domenico Truppa, che ha accolto le richieste del pm Beatrice Ronchi, e il processo inizierà a Modena il 28 maggio. Nell’inchiesta è coinvolto anche il senatore Carlo Giovanardi, che assieme ad alcuni funzionari della Prefettura avrebbe esercitato pressioni per favorire il reinserimento nella white list di una ditta dei Bianchini considerata infiltrata dalla ‘ndrangheta. La posizione processuale di Giovanardi, comunque, al momento è sospesa, in attesa che il Senato si pronunci sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Gli 11 imputati, tra cui ci sono l’imprenditore Augusto Bianchini, la moglie, il figlio, e l’ex viceprefetto e capo di gabinetto della Prefettura modenese, Mario Ventura, sono accusati, a vario titolo, di rivelazione di segreti d’ufficio, e di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o dello Stato. È invece caduta la contestazione dell’aggravante del metodo mafioso, come peraltro richiesto dalla stessa Ronchi. Come parti civili, infine, erano già state ammesse a luglio la Regione Emilia-Romagna, Libera, Cgil Emilia-Romagna, Camera del lavoro di Modena e Fillea-Cgil di Modena.