La Corte d’Appello di Napoli si è pronunciata: tra Roberto Casari e i clan dei Casalesi non c’è stato alcun accordo nell’ambito della metanizzazione del “Bacino 30”, nel casertano. Piena assoluzione anche in appello, quindi, per l’ex presidente di Cpl Concordia; la Corte ha confermato le sentenze emesse in primo grado nei confronti dei dirigenti dell’azienda. Assolti, dai giudici di secondo grado, oltre a Roberto Casari, anche il direttore generale Giuseppe Cinquanta e l’ingegnere Giulio Lancia. La sentenza di assoluzione in primo grado nei loro confronti, a cui si erano appellati i pm Catello Maresca e Maurizio Giordano, fu emessa dal Tribunale di Napoli Nord. Casari era stato arrestato nel 2015, insieme ad altri 8 dirigenti, per presunte tangenti nell’ambito della metanizzazione a Ischia. A questa accusa si era aggiunta quella di concorso esterno in associazione mafiosa, a seguito di un provvedimento giudiziario richiesto dalla Dda di Napoli. Per quest’ultima accusa, il Tribunale della città partenopea due anni fa condannò gli imprenditori appaltatori Antonio Piccolo e Claudio Schiavone, ma assolse Casari. La Procura presentò però ricorso. Ieri, è arrivata l’assoluzione, l’undicesima per l’ex presidente di Cpl Concordia. La Corte ha anche rimodulato le pene emesse in primo grado nei confronti di Piccolo, che da 10 passa a 6 anni, e nei confronti Claudio Schiavone, a cui la pena è stata ridotta a due anni e 10 mesi.