È un dato preoccupante quello che affligge l’Emilia-Romagna e l’Italia in generale. La nostra regione si piazza al 7° posto in classifica per il numero di studenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno deciso di abbandonare la scuola prima di ottenere il diploma – la cosiddetta dispersione esplicita – e quelli che pur avendo terminato il percorso scolastico, non hanno raggiunto i traguardi minimi previsti dopo 13 anni: in questo caso si parla di dispersione implicita. Come noi fanno le Marche. Complice anche la crisi, tra gli altri motivi, il numero dei ragazzi che abbandona gli studi negli ultimi due anni è tornato sopra al 14%. A livello nazionale solo Veneto, Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento rimangono su livelli più bassi, intorno al 10%. La situazione si aggrava al Centro-Nord – dove la quota arriva a toccare il 20% – mentre al Sud in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna più di un quarto degli studenti sono interessati dal fenomeno della dispersione scolastica. In base a questi dati raccapriccianti l’Italia è quartultima in Europa, superata persino dalla Bulgaria. Peggio di noi fanno solo Romania, Malta e Spagna. Questa cerchia di ragazzi viene emarginata dal punto di vista sociale e finisce nei cosiddetti Neet: le zone d’ombra della società, quei contesti più svantaggiati in cui non studiano, non lavorano e diventano spesso preda della criminalità.