La dirigenza parla di risultati estremamente negativi

Niente da fare: Unipol Banca non intende erogare il premio di produttività ai dipendenti, che pensano sempre più concretamente allo sciopero. La costola creditizia del gruppo assicurativo bolognese, in verità mai decollata a pieno, attraversa un periodo molto difficile che si riflette sulle relazioni sindacali, arrivate a un punto di grande tensione. Del caso, ModenaQui aveva già parlato lo scorso 19 luglio. Quando, teoricamente, il premio, il Vap, sarebbe dovuto arrivare nelle buste paga: in linea di massima, dai 700 ai 2mila euro a persona. Il problema è che il relativo accordo, atteso già entro fine 2012, tardava. E pure l’ultimo incontro tra i rappresentanti dei lavoratori e il direttore generale, Stefano Rossetti, subentrato a maggio a Luciano Colombini, non è appunto servito. «Rossetti ci ha annunciato per la banca risultati economici al 30 giugno estremamente negativi: sono stati necessari altri accantonamenti, molto rilevanti a fronte dell’ulteriore deterioramento del credito», si legge in una nota pubblicata sul sito della Fiba-Cisl, ma sottoscritta da tutte le sigle. Alla luce di ciò, continuano i sindacati, «il direttore ha affermato che non può e non deve essere pagato il premio di produzione». Se ne potrà forse riparlare nel 2014, ma solo a fronte di «incontrovertibili e rilevanti segnali di inversione di tendenza fino alla fine del primo semestre», avrebbe riferito la dirigenza, che medita «una strategia ad hoc» per il problema dei crediti deteriorati. Dall’incontro di ieri sarebbe emersa la conferma che non c’è intenzione di intervenire per ora sui livelli occupazionali. Ovvero niente esuberi. In cambio, però, il management chiede un aumento di produttività ai lavoratori, produttività che sarebbe stata definita «scandalosamente bassa». E queste sono parole che, a metà luglio, hanno fatto letteralmente infuriare i sindacati. La loro precedente nota stampa aveva toni davvero forti, quasi inauditi per le relazioni industriali del mondo metalmeccanico, figuratevi per quelle del credito. Ieri, invece, le sigle hanno spiegato, civilmente, che sulle iniziative in programma per invertire la tendenza nei prossimi mesi sono stati forniti elementi «molto generici»; e per questo «non ci sono le condizioni per sospendere lo stato di agitazione». «Non possiamo raccogliere l’ennesima richiesta di prendere atto dei problemi, rinunciando a rimuoverne le cause e a ricercare le responsabilità, facendo finta che il passato non sia mai esistito», continuano i sindacati. «Per troppo tempo è stato chiesto ai lavoratori di concedere ai nuovi vertici di volta in volta subentrati (cinque nuovi direttori dal 2005) preventive cambiali in bianco». La nota, ripresa dall’agenzia di stampa Dire, parla infine di «un’iniziativa serrata» di protesta di cui sono già state decise le modalità. E le sigle lasciano all’azienda il compito di «decidere se alimentare la contrapposizione o ripristinare un sistema corretto di relazioni sindacali». Un’ultima mano tesa, dunque. Poi potrebbe arrivare davvero lo sciopero. Anche nella banca delle cooperative. nNicola Tedeschini