Nel calcio è una frase fatta. Ma stavolta non è retorica

La prossima, quella che stai per giocare, è sempre la partita della vita. Una frase di cui abusano spesso giocatori, tecnici, dirigenti e a volte pure i tifosi si lasciano contagiare dal ‘calcesco’. C’è sempre una finale da disputare, una partita in cui dare il 110%, un numero errato, che fotografa alla stragrande come banalità e frasi fatte popolano spogliatoi, mix zone e altro. Eppure quella di domani è veramente una finale per il Sassuolo. Poteva essere una partita inutile dal punto di vista del risultato, un match che avrebbe rimpinguato le statistiche della Lega di B, e invece i neroverdi, dilapidando un vantaggio molto cospicuo, si trovano a dover fare quel maledetto punto che manca per la matematica certezza di spingere il pulsante giusto sull’ascensore. Quella scatola di metallo ti fa salire, ma anche scendere dopo che hai raggiunto la cima del fabbricato in cui l’ascensore è stato piazzato. Il big match con il Livorno può segnare l’era Squinzi. Il dottore arrivò come sponsor nell’annata 2002-03, erano i tempi della C2, e quell’anno la squadra di Giovanni Balugani retrocesse ai play out in serie D; in estate poi arrivò il ripescaggio. La storia stava per ripetersi l’anno successivo, questa volta Bergodi è dalla parte giusta, allena i neroverdi e non gli avversari, il Sasòl si salva agli spareggi piegando la Pro Vercelli, ed è in quel frangente che comincia ufficialmente nella stanza dei bottoni l’era Mapei. I ceramici vogliono scalare il ranking nazionale, in panchina (2004-2005) tocca a Brucato, il cammino si ferma in semifinale play off con il Pizzighettone. La stagione successiva l’impresa riesce a Remondina che porta il Sassuolo al piano di sopra, in semifinale è l’Ancona a lasciarsi le penne, il Monte San Savino cerca di fermare i sassolesi ma non ci riesce, è serie C1. In Piazza Risorgimento provano la doppia scalata, questa volta Remondina e i suoi ragazzi escono in semifinale, vincono 1-0 a Monza, il sogno si infrange al Ricci dove i brianzoli tornano a casa con un 4-2 che regala la promozione. Il 2007-08 è l’anno buono, Allegri, già l’attuale allenatore del Milan, compie il miracolo, arriva la promozione in B. L’esordio in cadetteria porta un settimo posto, alla guida c’è Andrea Mandorlini, ora al Verona che non deve fare sconti all’Empoli. La serie A è nel mirino, il Sassuolo centra i play off, in semifinale trova il Torino, in Piemonte finisce 1-1, poi però arriva la beffa in casa (1-2). Il 2010/2011 è pieno di finali, in panchina doveva arrivare Lerda, rinuncia e si firma Arrigoni, le cose non vanno e viene sostituito da Gregucci, nelle ultime gare il timone viene dato a Mandelli, perde con il Padova (rete di Ardemagni), poi però vince le due finali bis con Frosinone in trasferta e Reggina in casa. L’anno scorso non bastano 80 punti per salire, ai play off, forse si poteva fare qualche calcolo in più nell’ultima giornata, la Sampdoria nega il sogno e l’ennesimo atto finale. Perché sì, per il Sassuolo quella recente è una storia fatta di finali, alla faccia delle banalità di chi vede finali anche in gare inutili. Non è il caso dei neroverdi, questo è sicuro. Ora c’è da giocare quella più importante della storia, meglio non avere prove d’appello. nGilberto Anceschi