È stata presentata il 14 dicembre all’Auditorium San Rocco la nuova opera editoriale della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Un testo, che affonda lo sguardo nelle vicende dei concittadini nei vari fronti di guerra del ‘15-‘18 e completa il percorso storico iniziato con il primo volume sulla Grande Guerra, “Carpi fronte interno”, edito nel 2014.

I due volumi sono una peculiarità nel percorso editoriale della Fondazione, che della storia locale ha indagato con completezza molteplici aspetti nelle nove pubblicazioni uscite in quasi 15 anni di attività. Perché affrontano un tema di rilevanza nazionale declinandolo minuziosamente sul contesto locale. Se nel primo volume infatti si è ricostruito come la città reagì al conflitto bellico e alle conseguenti restrizioni, oggi s’indaga la vita dei carpigiani – si tratta quasi cinquemila uomini in quattro anni – reclutati per andare a combattere lontano dalla propria casa.

Una scelta vincente è stata quella di affidare la ricerca a storici locali, coadiuvati da altri di caratura nazionale. Gli autori, infatti, Stefano Bulgarelli, Fabio Montella, Anna Maria Ori e Francesco Paolella producono una ricostruzione basata non solo sulla ricchezza dei documenti custoditi negli archivi del territorio ma che si è allargata anche a quelli nazionali, con particolare attenzione ai documenti militari. Così da offrire al lettore un ricco quadro sulla realtà della guerra, attraverso le testimonianze inedite di cittadini che cento anni fa hanno combattuto al fronte, in una narrazione in cui la chiarezza della sintesi storica incontra il coinvolgimento emotivo della microstoria.

Un doppio taglio, dunque, storicamente dettagliato, ma attento anche alla dimensione umana di chi ha vissuto queste drammatiche vicende.

Attraverso ampie ricerche negli archivi di Carpi, di Modena e provincia e di Roma, si riportano le dichiarazioni dirette di alcuni combattenti, a partire dal racconto delle diverse fasi del conflitto sul fronte italo-austriaco. Reclutamento, addestramento e vita al fronte, in un intreccio di superstizioni e religiosità, fino alla lunga smobilitazione.

Seguono le vicende dei prigionieri di guerra nei campi di internamento, attraverso le loro biografie e testimonianze, alcune delle quali inedite. Un lavoro complesso che ha permesso di sistematizzare la documentazione esistente arricchendola di nuovi contributi.

La vita al fronte è documentata anche da una serie di 30 acquerelli di Arcangelo Salvarani, pittore nato a Carpi che condivise quella terribile esperienza, oltre al riordinamento dell’esercito dopo Caporetto e all’attività della giustizia militare sul territorio.

L’opera dà conto anche dei lavori sulla guerra di due carpigiani famosi, Vitige Tirelli, psicopatologo e direttore generale degli ospedali psichiatrici di Torino, che dopo Caporetto, nel tentativo alleviare lo scoraggiamento diffuso, pubblicò il testo dal titolo Per la nostra vittoria, e soprattutto di un eclettico e brillante ingegnere, Vico d’Incerti, giovanissimo all’epoca del reclutamento per il fronte, ma non per questo meno coinvolto.

Oltre a colmare un vuoto nella storiografia locale, che in cent’anni non si era mai occupata dell’esperienza dei carpigiani sul fronte della Grande Guerra, il volume vuole essere di stimolo per ulteriori ricerche su uno snodo fondamentale della storia recente, che in Italia è stato affrontato con un certo ritardo.

Le vicende umane, le morti di alcuni di quei 4500 uomini chiamati alle armi sarebbero probabilmente state dimenticate se meticolosamente non ne fossero state seguite le tracce. Allora, infatti, non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi e le testimonianze in viva voce di chi ha partecipato a quegli eventi possono dirsi ormai completamente scomparse.

Con quest’opera la Fondazione conclude di fatto un percorso fecondo, curato da Elia Taraborrelli in qualità di coordinatore editoriale dell’intera collana. Si è deciso infatti di segnare un momento di pausa. Non per mettere in un cassetto il piano editoriale, quanto piuttosto per riprogettare le nuove tappe. Con un’attenzione peculiare. Quella di valorizzare, attraverso pubblicazioni di qualità altissima dal punto di vista della ricerca e dei contributi, aspetti importanti dello sviluppo della comunità locale. Perché la storia di un territorio è il solo terreno fertile su cui è possibile seminare il futuro.