Un vero e proprio Habitat, un microcosmo dove soggetti diversi crescono gli uni accanto agli altri, imparando a dialogare e a costruire insieme la cultura del futuro. 1.500 metri quadrati inseriti in un’area di Soliera dove è in progetto la realizzazione di un grande parco, nel quale questa struttura, composta da elementi che riprendono il paesaggio contadino emiliano, farà da polo di attrazione. È questa l’identità del nuovo spazio aggregativo di Soliera, denominato appunto Habitat. Si tratta di un luogo versatile e aperto con una grande piazza centrale polifunzionale, una sala di spettacoli e concerti, diverse stanze musicali per prove e lezioni, aule, uffici e zone ristoro.

L’opera è stata fortemente voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi che l’ha finanziata per 2 milioni e 600 mila euro del proprio patrimonio, ultimo atto, così lo si può definire, del 25esimo anno di attività dell’ente. Che risponde a una progettualità precisa, immaginata con lungimiranza una decina di anni fa, quando si decise di sostenere le attività del territorio non soltanto attraverso aiuti economici, ma dotando le comunità di spazi adeguati per fare aggregazione e cultura, dando così maggiore stabilità e continuità alle iniziative. Una idea condivisa e concretizzata con le amministrazioni locali, ma anche con quello stesso tessuto culturale chiamato ad animare e rendere operativi gli ambienti. Insomma un percorso ampio di compartecipazione, di cui l’edificio diviene il segno e lo strumento, per rispondere in maniera adeguata alle esigenze di uno specifico territorio. E sempre più, negli ultimi anni, Soliera si è connotata come una realtà animata da iniziative che attraggono un pubblico giovane e aperto alle novità.

L’operazione si è avvalsa della collaborazione dell’amministrazione di Soliera che ha ceduto il terreno, a fronte di un impegno della Fondazione a destinarlo a uso pubblico.

L’edificio, costruito dalla Cooperativa Muratori di Soliera, è stato progettato dallo studio ZPZ Partners di Modena. Oltre alla particolarità architettonica, si caratterizza per razionalizzazione delle risorse ed elevata sostenibilità. Una costruzione leggera, quasi galleggiante, su un piano solo, con poca fondazione e che grazie all’uso di materiali come il legno, ben si adatta al verde esterno. Uno spazio peculiare nello sviluppo urbanistico della città.

La recinzione esterna, alta 6 metri, è un cerchio di 62 metri di diametro che incornicia la visuale dell’intera struttura e riprende la trama tipica della campagna emiliana usata nelle gelosie dei fienili.

Si, perché c’è un rapporto con il contesto da evidenziare, e un rapporto con l’uso dell’edificio. Nel primo caso, il rischio di costruire qualcosa che non si integrasse con l’ambiente circostante e con il futuro parco, ha ceduto il passo a un’architettura che trae ispirazione dal mondo rurale. Ma non è tutto: pareti, forme, spazi, dovevano essere materia viva, rispetto al loro contenuto e uso. A questo scopo la piazza centrale, dalla quale si accede a tutti i locali, quasi a voler spingere all’incontro le diverse realtà presenti.

L’area musica comprende sale prove e studi di registrazione e ospita i corsi di Arci Soliera e Banda Bruno Lugli, oltre ad accogliere l’attività dell’Associazione culturale Decibel, rivolta alle band del territorio. Sarà gestita da Circolo Arci Dude e Fondazione Campori l’area spettacolo, strettamente legata alla stagione di teatro contemporaneo promossa nel Nuovo Cinema Teatro Italia e all’esperienza, ormai decennale, di Arti Vive Festival. Al suo interno si terranno concerti, dj set e laboratori. Sarà utilizzata per le diverse attività sociali la sala polivalente gestita da Arci Soliera, mentre negli uffici avranno le proprie sedi le associazioni e la stessa Fondazione Campori. 

All’ente, istituito nel 2009 dal Comune di Soliera per coordinare e promuovere i servizi culturali e per il tempo libero del territorio, il compito di prendersi cura di questo nuovo Habitat.

Un unico luogo per una molteplicità di esigenze che, oltre al coordinamento delle attività e all’ottimizzazione delle risorse, potrà favorire lo scambio di relazioni e la costruzione di nuovi progetti. Un Habitat, una piazza viva, insomma, dove incontrarsi e fare cultura.