No pmi, no party. Anzi: no pmi, no-riparti. Senza il traino degli artigiani, l’economia non può crescere. Lo dicono a gran voce i piccoli imprenditori modenesi riuniti da Lapam-Confartigianato a Villa Cesi. Una tavola rotonda: un dibattito sul ruolo delle aziende medio-piccole nel tessuto economico e sulle difficoltà che gli artigiani si trovano quotidianamente a fronteggiare, prime fra tutte tasse e burocrazia.

In provincia di Modena le imprese da uno a nove addetti rappresentano il 92,4% del totale e, se si considerano anche quelle fino a 49 addetti, il dato sale al 99%. Tra giugno 2008 e giugno 2016 sono 2.860 le aziende andate perdute. Un calo dovuto in particolare alla crisi del manifatturiero. Eppure, ad oggi le pmi assorbono da sole più de 73% del totale degli occupati sul territorio modenese.

Seduti in platea ci sono anche diversi sindaci della provincia modenese, con i quali Lapam-Confartigianato ha avviato un percorso di stretto dialogo. Agli amministratori locali l’associazione chiede, su tutte, una cosa: la riduzione dell’Imu, applicare l’aliquota minima sugli immobili utilizzati dall’impresa, considerando il capannone, il negozio e l’ufficio. Immobili che stanno all’artigiano e al commerciante come la prima casa sta alla famiglia.

Lapam, dunque, chiede maggiore considerazione da parte delle istituzioni. E respinge con forza il refrain secondo cui le piccole aziende non sono abbastanza competitive nel mercato globale.