Hanno aperto le porte di casa a un giovane profugo, accogliendo un gruppo di minorenni stranieri non accompagnati in un percorso a metà strada tra solidarietà e accoglienza. Non c’è paura del diverso nelle dieci famiglie modenesi, un numero destinato a crescere, che hanno aderito al progetto comunale e associativo WelcHome. Per un periodo di sei mesi si sono rese disponibili a ospitare questi ragazzi, mostrando loro il volto di una Modena che ai rifugiati dà un’opportunità per costruirsi una nuova vita, un futuro dopo aver lasciato le terre d’origine flagellate da guerre e povertà. Ma cosa ha significato tutto questo per le famiglie?

Per tutti o quasi è un’esperienza nuova, una scoperta di tutti i giorni.

Tutti raccontano senza paura dei legami che nascono con i ragazzi ospitati all’interno delle proprie abitazioni. Le famiglie sono affiancate da alcune associazioni, ovvero uno degli attori di questo progetto che coinvolge l’assessorato al Welfare, il mondo del volontariato e il terzo settore.

L’input è arrivato dal Comune, che ha seguito l’esempio di altre città come Torino.

A Modena sono 92 i minori stranieri non accompagnati in strutture, anche richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale, che rientrano nello Sprar: di questi appunto una decina sono stati coinvolti nel progetto semestrale WelcHome e, visto l’interesse dimostrato dalle famiglie negli incontri organizzati in queste settimane, almeno altrettanti potrebbero essere adottati da altri cittadini, accolti dalle braccia di una città che quando c’è bisogno dimostra di saper aiutare gli stranieri in difficoltà.