Un ricco gruppo di uomini donne e ragazzi mantengono in vita un arte antica. Quella dei campanari. Con l’Unione Campanari Modenesi ci immergiamo nella bellezza del suono delle campane

La più grande, tra le campane poste sulle torre campanaria del Tempio di Modena, pesa 6 quintali e mezzo, spostarla a mano a ritmo facendola oscillare in verticale per 360 gradi, in armonia e ritmo, è difficile. Occorre passione, arte maestria. Quella che anima l’Unione Campanari modenesi che oggi in esclusiva ci hanno accompagnato lungo le scale strette e i passaggi da vertigine della torre campanaria del tempo riaperta nuovamente dopo i lavori di ristrutturazione. Per ascoltare e fare ascoltare alla città dopo più di dieci anni di silenzio il loro suono. Generato dall’oscillazione provocata da uno slancio quello che letteralmente viene dato con la forza delle braccia. In bronzo di alta qualità fuse dalla fonderie Barigozzi di Milano, le campane del tempio risalgono al dopo guerra, dedicate al vescovo Natale Bruni, che da il nome anche all’omonimo largo nel quale si erge il tempio monumentale. Mettono soggezione ed un po di timore vederle oscillare. Le vibrazioni sono forti e fanno tremare. Per non avere danni i campanari hanno e ci cedono tappi per le orecchie. Arte antica che appassiona, forse per il modello dei zii e parenti che da decenni la coltivano anche i giovani. Sono una decina quelle che seguono l’attività dell’Unione campanari modenesi. Sulla torre del tempio incontriamo Sergio, Matteo e Giorgio. Serve maestria ma anche esercizio e prestanza fisica per muovere a ritmo questi giganti di bronzo che possono superare le due tonnellate. Ma questo non le rende inaccessibili anche alle donne.

Nel video le interviste a:
– Andrea Galli, Unione Campanari Modenesi Alberto Corni;
– Simonetta Spezzani, Unione campanari modenesi