Ipotesi di irregolarità negli iter della white list. Intanto, l’interdittiva antimafia si abbatte sull’azienda nonantolana Pi.Ca

Prima le perquisizioni, ora gli indagati. L’inchiesta Aemilia entra nei corridoi della Prefettura di Modena.  Ci sarebbero anche funzionari di Viale Martiri della Libertà tra le persone finite sotto la lente di ingrandimento della Procura Antimafia di Bologna. L’ipotesi su cui si sta cercando di far luce è di presunte irregolarità nelle procedure di esclusione e riammissione di alcune aziende dalla white list, lo strumento istituito per evitare che imprese a rischio di infiltrazioni mafiose potessero lavorare nei cantieri della ricostruzione post-terremoto. In particolare, si sospettano pressioni esercitate da imprenditori gravati dall’interdittiva antimafia perché questa venisse rimossa. Tra funzionari della Prefettura e imprenditori, gli indagati in questo filone di inchiesta sarebbero in tutto otto. Intanto, a proposito di white list, arriva la notizia di un’altra impresa modenese esclusa. Si tratta della Pi.Ca Holding, azienda di costruzioni con sede a Nonantola. Il motivo del provvedimento – emanato proprio dalla Prefettura – sarebbe da cercarsi in presunti legami tra la Pi.Ca e il clan camorristico dei Casalesi guidato da Michele Zagaria. Il trait d’union sarebbe un imprenditore campano, Giuseppe Fontana, cognato dello stesso Zagaria e titolare della società Co.Ge.Fon, a sua volta colpita dall’interdittiva antimafia nel 2009. Negli anni scorsi tra Co.Ge.Fon e Pi-Ca sarebbero intercorsi diversi affari, tra cui la costituzione in comune di una nuova società e la cessione di un ramo d’azienda dall’azienda campana e quella di Nonantola. Tanto basta alla Prefettura per ritenere la Pi.Ca non più al di sopra di ogni sospetto.