Tentata concussione e tentata diffamazione in concorso sono le accuse che pesano sul nome di Simone Morelli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti e sul dossieraggio contro Alberto Bellelli. Un avviso di garanzia per diffamazione contro il sindaco di Carpi è arrivato anche al leghista Stefano Soranna

La Procura ha recapitato quattro avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti, ma anche sul dossieraggio contro il sindaco Alberto Bellelli. Un atto che inizia a fare luce sull’indagine condotta dai Carabinieri di Carpi. Per quanto riguarda il filone degli appalti, l’avviso è arrivato all’ex assessore Simone Morelli con l’accusa di tentata concussione. Secondo l’imputazione, Morelli avrebbe abusato della sua qualità di vice sindaco per favorire il bar di un’amica, esercitando pressione su due negozianti che negavano alla stessa la possibilità di allargare i propri dehors. Per il regolamento di allora, era infatti possibile per i bar porre strutture temporanee come sedie, tavoli e ombrelloni anche davanti alle attività di terzi, ma solo con l’assenso dei proprietari. Morelli avrebbe quindi chiesto alle negozianti di dare il loro consenso, minacciando di cambiare il regolamento comunale. Una bozza di modifica era stata effettivamente presentata in Consiglio, passando con contenuti ridimensionati solo grazie alle opposizioni. Sul fronte appalti è imputato anche Simone Ramella, legale di Part Lab, accusato di frode nelle pubbliche forniture e Davide Langianni, per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Sul fronte del dossier, compare di nuovo il nome di Morelli, insieme a quello di Stefano Soranna, l’attivista modenese della Lega. L’imputazione per entrambi è di tentata diffamazione in concorso. Nell’atto, si legge che nell’ottobre scorso Morelli avrebbe chiesto di pubblicare sul giornale online La Pressa contenuti diffamatori su Alberto Bellelli. Gli stessi sarebbero stati poi passati da Morelli al leghista Stefano Vernole, “affinché fosse presentata una interrogazione regionale, tramite il consigliere regionale Facci”. La notizia sarebbe infine arrivata a due giornaliste della Gazzetta di Modena e del Resto del Carlino tramite Stefano Soranna. La pubblicazione dei contenuti diffamatori non è mai avvenuta in quanto nessuna delle persone contattate ha accettato di pubblicare la notizia in assenza di riscontri.