Con l’approvazione da parte del consiglio dei ministri di Quota Cento, tutti i modenesi che abbiano maturato 38 anni di contributi e raggiunto i 62 anni d’età potranno andare in pensione. Ecco come funziona, nel dettaglio, la manovra

Il Consiglio dei Ministri il 17 gennaio ha dato il via libera al decreto legge sul reddito di cittadinanza e su quota cento, la misura che cambia il sistema pensionistico del nostro Paese. Con la sua approvazione, contenuta nella legge di bilancio, saranno migliaia i modenesi che potranno andare in pensione a 62 anni d’età, in anticipo rispetto ai 67 anni previsti dalla legge precedente. È in particolare nell’articolo 14, composto da 9 commi, che vengono regolamentati gli aspetti generali di Quota cento. Nello specifico, si legge che ai fini del conseguimento dei 38 anni di contributi gli iscritti a due o più gestioni previdenziali (che non siano già titolari di un trattamento previdenziale a carico di una delle gestioni) possono richiedere il cumulo dei contributi. Quota cento non è cumulabile però con il reddito da lavoro. Nel settore privato, chi ha maturato i 62 anni d’età e i 38 di contributi entro il 31 dicembre 2018 può andare in pensione dal primo aprile di quest’anno, mentre i dipendenti pubblici seguono altre regole, e la data per il loro pensionamento è fissata al primo di agosto. L’associazione U.Di.Con vede in Quota Cento uno strumento utile per dare la possibilità a chi fa lavori usuranti, di lasciare prima il mercato del lavoro, senza tuttavia dimenticare che con questa forma di pensionamento le somme percepite ogni mese risulteranno più basse.

Nel video l’intervista a Vincenzo Paldino, Presidente U.Di.Con