A Pescara per la seconda gara di fila la squadra di Castori è rimasta a secco. Con appena 11 gol segnati in 14 tare, solo il Livorno ha fatto peggio dei biancorossi

Lecce e Pescara hanno confermato ancora una volta quanto manchi al Carpi uno che la butti dentro. Due gare giocate alla pari da parte dei biancorossi contro le due principali rivali del Palermo capolista, ma chiuse entrambe senza punti. E senza gol, il vero male oscuro della formazione di Castori, che anche venerdì sera all’Adriatico ha costruito almeno quattro nitide palle gol per poter sbloccare la gara, prima dell’uno-due decisivo della squadra di Pillon. Gli appena 11 centri in 14 gare sono il dato che più spiega la posizione di classifica deficitaria di Poli e compagni. Nemmeno l’arrivo di Castori in panchina ha cambiato le cose dopo i segnali arrivati sotto la gestione Chezzi, quando il Carpi in 3 gare aveva segnato 3 gol, anche se tutti arrivati dopo essere stati sotto per 4-0, a Foggia e a Verona. Col cambio in panchina si è cercato prima di tutto di rimettere a posto la fase difensiva, ma il Carpi quando subisce gol difficilmente riesce a rimettersi in carreggiata. Nelle ultime 7 gare, dopo l’1-1 col Cosenza, sono arrivate appena 4 reti, la doppietta di Concas e i gol di Vano e Jelenic. I due attaccanti principali, Arrighini e Mokulu, presi in estate per cercare di non far rimpiangere Melchiorri e Mbakogu, sono a secco ormai da più di 2 mesi, penalizzati anche dalla scelta di giocare con una sola punta. Assetto che ha fruttato, è vero, i due successi a Perugia e Padova, ma che costringe i due attaccanti alla staffetta e a uno snervante lavoro oscuro per la squadra. Tocca ora a Castori trovare le contromisure, perché se non segni la salvezza diventa praticamente impossibile.