La Squadra Mobile di Modena ha individuato e tratto in arresto con l’accusa di lesioni gravissime il nigeriano, senza fissa dimora e irregolare sul nostro territorio, che lo scorso 9 novembre, al termine di una lite ridusse in fin di vita un connazionale

Sono immagini impressionanti simbolo di una assurda violenza gratuita quelle che immortalano ed inchiodano un 25 enne nigeriano, irregolare sul territorio nazionale, già inserito ma poi uscito in un percorso di accoglienza, a Gubbio. Senza fissa dimora, dopo avere lavorato per qualche mese in un salumificio a Castelnuovo Rangone viveva di espedienti e chissà cos’altro nella zona della stazione dei treni di Modena. E’ lui l’uomo che gli agenti della squadra mobile di Modena hanno individuato e fermato come l’autore di quell’aggressione premeditata che ha provocato una grave lesione cerebrale e lo stato di coma di un 32 enne connazionale. Colpito al volto con un pugno, in pieno giorno, al termine di una lite generata per futili motivi all’interno di un negozio di kebab della zona Tempio, a cento metri dalla stazione dei treni. L’uomo cade a terra, batte la testa e rimane immobile. Impressiona l’indifferenza degli altri stranieri che insieme all’aggressore, assistono alla scena e che si allontanano poco dopo. Per loro scatterà la denuncia per omissione di soccorso. Le indagini della Polizia di Stato scattano immediatamente. E coinvolgono anche il nuovo capo della squadra mobile arrivato in città due giorni dopo l’aggressione e che contribuirà all’arresto dell’uomo due giorni dopo. Determinante nelle indagini sono state le immagini delle numerose telecamere di videosorveglianza della zona che incrociate con le informazioni raccolte dagli inquirenti nei locali della zona hanno consentito di dare un volto e un nome all’aggressore. L’uomo è stato individuato e fermato nei pressi del teatro Storchi. I pesanti indizi a suo carico hanno fatto scattare la convalida dell’arresto. Dovrà rispondere di lesioni gravissime che potrebbero sfociare in quella di omicidio colposo nel momento in cui la vittima non ce la dovesse fare