Dal Tribunale di Modena arriva un’altra testimonianza di maltrattamento all’interno del centro Arcobaleno di Mirandola. Il caso di Fabio, il ragazzo down malmenato e costretto all’estorsione, potrebbe non essere l’unico

Quello di Fabio, il ragazzo affetto da sindrome di Down minacciato e costretto a rubare soldi alla madre, potrebbe non essere l’unico caso di maltrattamento all’interno del Centro Arcobaleno di Mirandola. L’ipotesi è emersa durante il processo per direttissima in Tribunale a Modena, che vede sotto accusa un operatore sanitario mirandolese per estorsione aggravata ai danni di un uomo disabile. Ieri sono stati ascoltati diversi testimoni dell’accusa, sostenuta da Monica Varricchio in sostituzione del pubblico ministero Katia Marino, la quale ha coordinato le indagini dei carabinieri. Oltre la testimonianza di Fabio, è stata ascoltata quella di un altro ragazzo disabile, che ha parlato di botte subite all’interno del centro Arcobaleno, gestita dalla cooperativa Domus. Un nuovo racconto ora sotto valutazione da parte del giudice, che dovrà stabilirne l’attendibilità. Ma se la credibilità di questa testimonianza è incerta, nel corso del processo è emerso che il caso di Fabio non è l’unico attenzionato e che al centro mirandolese ci sono stati altri episodi riconducibili a potenziali reati. Una vicenda su cui maggiore luce verrà fatta durante la prossima udienza, fissata il 21 novembre. Dall’altra parte, l’operatore sanitario ha rigettato ogni accusa, sostenendo di non aver mai malmenato nessuno degli ospiti né di avere estorto denaro. L’uomo rischia dai 5 ai 10 anni di carcere.