Il cuoco 34enne accusato dell’omicidio di San Donnino si è avvalso della facoltà di non rispondere. Attualmente si trova in carcere e ha riconosciuto di aver dato fuoco al cadavere della prostituta romena ma ha negato di essere l’autore dell’omicidio

Durante l’interrogatorio di garanzia Raffaele Esposito si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il cuoco 34enne di Savignano sul Panaro accusato dell’omicidio della prostituta romena Nicoleta Neata Vasilica, il cui corpo è stato ritrovato carbonizzato tra le campagne di San Donnino, rifiuta le accuse di omicidio. L’uomo è destinatario di una custodia cautelare in carcere per violenza sessuale e tentato sequestro di persona: nei suoi precedenti interrogatori ha riconosciuto entrambe le accuse a suo carico e tra queste ha ammesso anche di aver dato fuoco al corpo della lucciola romena, ma ha negato però di essere l’autore dell’omicidio. Secondo la ricostruzione di Esposito, la donna sarebbe stata uccisa da due uomini di colore. Il cuoco ha raccontato di aver approcciato la giovane lungo la zona cialdini, quando due soggetti a lui sconosciuti si sono intromessi iniziando a litigare con la donna.  La lite si è fatta animata e pare che i due stranieri abbiano iniziato a percuotere la giovane prostituta con un bastone fino ad ucciderla. Per poi gettare il suo cadavere nell’auto di proprietà della figliastra di Raffaele Esposito. A questo punto lui preso dal panico ha deciso di trasportare il cadavere nei pressi del percorso Vivi natura a San donnino per poi bruciarlo. Una versione che secondo gli inquirenti non è credibile in quanto non sono stati trovati riscontri.