Anche dopo l’approvazione in Consiglio Comunale del Piano di riqualificazione rimane acceso il dibattito politico sul futuro, ormai segnato, dell’area ex Amcm. Con una maggioranza sempre più isolata nelle proprie scelte ed un fronte trasversale che contesta un piano che snatura la vocazione culturale dell’area

Il progetto proposto dalla giunta del comune di modenese ed approvato in consiglio comunale  per legare alla riqualificazione in chiave culturale del comparto ex Amcm la realizzazione di 3 nuovi palazzi da 7 piani e un centro commerciale ha finito per dividere e compattare su due fronti le forze politiche isolando la maggioranza nel suo fortino di piazza grande. Dal centro destra a sinistra  Italiana al movimento 5 stelle ad alcuni consiglieri della stessa maggioranza, la contrarietà al progetto si basa su due critiche fondamentali. La prevalenza della funzione residenziale e commerciale dell’area rispetto a quella culturale che ne doveva costituire l’elemento centrale, e le modalità ed i contenuti dell’accordo con cui l’amministrazione ha ceduto al colosso cooperativo CMB, soggetto capofila di una rete di imprese che hanno risposto al bando, la realizzazione dell’intervento e la proprietà di aree ed immobili. E se Art. 1 giustifica a denti stretti l’appoggio alla scelta PD affermando che il piano è comunque frutto di una mediazione che ha portato a 64 gli oltre 100 nuovi alloggi previsti, Il consigliere Chincarini di per me modena che di art. 1 e alleato, dice no. No netto per il movimento 5 stelle che ha chiesto, ormai cosa difficile da ottenere a piano approvato, il ritorno ad una funzione pubblica e culturale dell’area. No anche da sinistra Italiana al solito piano fatto di uffici-commercio-abitazioni, che ruoterà non a un polo culturale ma ad un supermercato. Che l’amministrazione, dal canto suo, reputa assolutamente necessario così come il ricorso al massiccio intervento privato al quale verranno cedute le proprietà. Elemento necessario, per l’amministrazione, per procedere con una riqualificazione attesa da 20 anni. Ed è su questo punto che al di la delle posizioni politiche a favore contrarie il piano, così come e stato strutturato, dovrebbe garantire tempi certi. Utilizzando una procedura invertita rispetto al passato ovvero che ha atteso la proposta e l’impegno dei privati per fare partire il pubblico e non il contrario. Dopo l’approvazione del Consiglio comunale l’iter prevede l’aggiudicazione dell’appalto e del diritto alla cessione degli immobili (ma solo con l’ok della Soprintendenza), lo sviluppo del Piano di recupero di iniziativa pubblica l’approvazione della relativa variante al Piano Regolatore e del progetto definitivo dell’intervento, l’esecuzione. Tempo previsto per l’intervento 5 anni, diviso in due stralci. Il primo che servirà per la parte pubblica, il parcheggio interrato ed il centro commerciale ed il secondo per la realizzazione della maggiore parte delle palazzine. Per un futuro dell’area da oggi già segnato e ipotecato da un’amministrazione in scadenza che nelle prossime settimane deciderà chi candidare o ricandidare alla guida della città.