In vista dell’incontro di martedì con i massimi vertici della sanità modenesi e regionali, a Pavullo i comitati che si battono per il mantenimento del punto nascite non si arrendono e mettono in primo piano la questione della sicurezza

Se hanno chiuso il punto nascite per una questione di sicurezza che verrebbe meno con un numero di parti all’anno inferiore a 500, allora chiediamo quali condizioni di sicurezza ci siano oggi, per una partoriente residente nel Comune di Fiumalbo o Pievepelago che deve 70 chilometri di strade, per buona parte di montagna per raggiungere Sassuolo.

Il Comitato salviamo l’ospedale di Pavullo che la scorsa settimana aveva organizzato un incontro pubblico aperto a cittadini, comitati e politici, rilancia all’Ausl e alla Regione la questione della chiusura del punto nascite di Pavullo puntando proprio sulla sicurezza. Supportando con i dati il parere della commissione ministeriale per il NO alla deroga all’apertura, L’Ausl ha annunciato di avere predisposto un piano di emergenza per quelle donne, circa 40 secondo le previsioni, che ogni anno avrebbero bisogno di un’assistenza straordinaria proprio perché residenti nelle zone dell’alto Frignano troppo lontane dal centro di Sassuolo.
Piano che prevederebbe il trasporto anticipato in pianura per i parti a rischio, e monitorati anche attraverso il web, e anche un unità di emergenza presso l’ospedale di Pavullo in cui stabilizzare eventuali pazienti in più gravi condizioni prima del trasporto nel più vicino ospedale di Sassuolo. Piano sul quale per il comitato Salviamo l’ospedale di Pavullo, oggi non ci sono garanzie. Questioni aperte che è intenzione del comitato stesso rilanciare proprio in vista della conferenza pubblica, martedì sera, al Cinema teatro di Pavullo, dell’assessore Regionale alla sanità Alberto Venturi, il direttore Ausl Annicchiarico ed il Presidente della Provincia Muzzarelli, organizzato per illustrare gli investimenti previsti per l’ospedale di Pavullo. Investimenti che si muoverebbero in una prospettiva di un ospedale senza punto nascite. Ipotesi alla quale il comitato non vuole arrendersi alla luce del fatto che il parere della commissione ministeriale sia solo un parere alla quale la Regione, sul piano politico ed istituzionale, potrebbe ancora opporsi.