La perizia ha stabilito che Armando Canò era capace di intendere e di volere, quando uccise l’ex convivente

Armando Canò era capace di intendere e di volere, almeno in quel tragico giorno di fine giugno 2016 quando uccise Bernardetta Fella, nascondendo poi il cadavere nell’abitazione nei pressi di via Emilia Ovest. A dirlo è la perizia di Matilde Forghieri, psichiatra modenese nominata dalla procura, dopo aver sottoposto il 50enne ad una serie di test. Con la relazione in tribunale si è chiusa dunque la fase dell’incidente probatorio sull’omicidio Fella: gli atti ora passano al Pm Katia Marino, che a breve potrebbe chiedere il giudizio immediato per l’omicida. Dalle prime indiscrezioni pare emergere che Canò il giorno dell’omicidio avesse bevuto, ma l’ubriachezza non sarebbe stata decisiva da compromettere la tesi emersa dalla perizia. L’omicidio avvenuto sulla strada nazionale per Carpi, fece scalpore in tutta la zona del quartiere Madonnina anche per la brutalità del gesto. Canò dopo aver strangolato l’ex convivente nascose il cadavere nel frigorifero posizionato nella cantina della casa dove avevano abitato assieme. La tragedia avvenne dopo altri episodi di violenza dell’uomo nei confronti di Bernadetta che più volte aveva confessato alle amiche di aver paura di quell’uomo.