Questa mattina l’aula bunker del tribunale di Reggio è stato teatro di una delle tappe più significative del Viaggio Legale promosso da Cgil, Libera, Cna-Fita ed altre associazioni

Da una parte il processo Aemilia e le infiltrazioni della ‘ndrangheta in regione, dall’altra un’automobile-simbolo della denuncia e della lotta alle mafie: la Mehari sulla quale il 23 settembre 1985 venne ucciso a Napoli dalla camorra il giornalista Giancarlo Siani. Questa mattina l’aula bunker del tribunale di Reggio è stato teatro di una delle tappe più significative del Viaggio Legale promosso da Cgil, Libera, Cna-Fita ed altre associazioni. Una tappa emblematica perché arriva all’indomani della richiesta da parte di un imputato, Sergio Bolognino, di non fare entrare i giornalisti in aula e di celebrare le prossime udienze a porte chiuse per evitare ‘linciaggi mediatici’. Il viaggio legale della Mehari, 600 chilometri attraverso le province emiliane, recentemente ha toccato il Comune di Castelfranco Emilia con la presenza del noto giornalista Attilio Bolzoni e si concluderà il 5 marzo. A scortare la famosa Citroen è la Geotrans, una azienda siciliana di autotrasporto confiscata alla famiglia mafiosa Ercolano, in un primo tempo associata nel consorzio gestito dalla Fitalog di Enrico Bini, oggi sindaco di Castelnovo ne’ Monti, e poi allontanata dalla Fita, la sezione trasporti della Cna. Azienda poi finita sotto amministrazione giudiziaria e per questo riassociata alla Fita stessa.

Nel servizio l’intervista a Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani