Lo dice un’indagine di PwC: un quarto del portafogli (il 25,56%) è costituito da crediti non esigibili

La Banca Popolare dell’Emilia-Romagna è il terzo istituto più in sofferenza d’Italia: un quarto del suo portafoglio è costituito da crediti non esigibili, ossia da prestiti concessi che non saranno ripagati e che dunque minano la solidità dei conti. E’ quanto afferma uno studio di Pricewatershousecoopers, nota società americana di consulenza finanziaria. Bper è gravata da una zavorra di non performing loan pari al 25,56% del totale portafoglio detenuto: nel panorama del credito italiano, solo Monte Paschi di Siena e Banco Popolare sono più esposte. In Europa le banche del BelPaese sono quelle che scontano più sofferenze: secondo Pricewatershousecoopers, ci vorranno dai tre ai cinque anni per uscire da questo tunnel. La scorsa settimana la Banca Centrale Europea ha aperto un’indagine conoscitiva su sei istituti italiani proprio per vederci chiaro su queste sofferenze. E tra le banche messe sotto la lente d’ingrandimento c’è anche la Popolare dell’Emilia-Romagna. Per tentare di sistemare le cose ieri il ministro dell’Economia Padoan ha firmato un accordo con la Commissione europea su un meccanismo di garanzia per i crediti deteriorati: l’intesa prevede la cessione di questi crediti a società veicolo che poi emetteranno obbligazioni sulle quali le banche potranno acquistare garanzie pubbliche a prezzi di mercato. In sostanza, per assicurare la stabilità dei conti di Bper e delle altre banche italiane in difficoltà, ci sarà l’intervento di fondi pubblici, ma alle condizioni del mercato.