Si acuisce, arrivando nelle aule di tribunale, lo scontro tra regione Emilia-Romagna e governo sul tema del fine vita. Il 12 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno fatto ricorso al Tar, depositando la richiesta di annullare la delibera di Giunta di viale Aldo Moro che offre linee di indirizzo alle Ausl e garantisce ai malati tempi certi per congedarsi dalla vita. A rendere nota l’azione legale è la consigliera regionale di Forza Italia, Valentina Castaldini, che spiega come le motivazioni del ricorso evidenzino una “carenza di potere” dell’ente di viale Aldo Moro in merito al tema. La stessa consigliera ha presentato a sua volta ricorso, sempre per chiedere l’annullamento della delibera. Un ricorso ideologico, secondo la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che chiede che sia lo stesso Parlamento a promuovere una legge sul fine vita. A febbraio, lo ricordiamo, la Regione Emilia-Romagna aveva approvato due delibere per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, con l’obiettivo, spiegava viale Aldo Moro, di colmare il vuoto legislativo che ancora esiste a livello nazionale e di mettere le aziende sanitarie nella condizione di garantire il diritto dei malati sancito dalla sentenza della Corte costituzionale. Alle aziende sanitarie sono state inviate delle linee guida che stabiliscono iter e tempistiche del fine vita, massimo 42 giorni dalla domanda del paziente alla eventuale esecuzione di procedura farmacologica. Al momento nessuna richiesta è stata avanzata, anche perché le fattispecie fissate dalla Corte restringono di molto la platea che può accedere al suicidio assistito: il malato dev’essere maggiorenne, capace di intendere e di volere, tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetto da una condizione clinica irreversibile cagionante sofferenze intollerabili.