I dispositivi antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri sono pronti. Massima attenzione anche a Modena dopo i recenti attentati

Dopo gli ultimi attentati in Francia e in Germania, anche l’Italia ha innalzato il livello di sicurezza, con il coinvolgimento di Prefetti e Questori pronti a segnalare le situazioni di aggregazione che possono costituire un bersaglio. E anche a Modena l’attenzione è alta, visto che l’Emilia Romagna viene considerata una delle regioni più a rischio in Italia. A dirlo è l’analisi dell’Italian Terrorism Infiltration index 2015, un indice che analizza le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti e gli stranieri residenti provenienti dai Paesi con criticità in questo senso. Dalla ricerca durata quindici anni lo schema rivela che la Lombardia è la zona più a rischio di potenziale infiltrazione terroristica, seguita dal Lazio, ma subito dopo al terzo posto c’è proprio l’Emilia Romagna. Mentre a Modena continuano ad essere sotto osservazione i centri islamici e il mondo dei social network, ormai il modo più veloce per scambiarsi informazioni, in caso di criticità saranno i Carabinieri ad intervenire. L’Arma infatti dopo i recenti attacchi, si è riorganizzata con militari addestrati e presenti in modo capillare sul territorio. Si tratta di nuove strutture create per dare supporto agli uomini di pattuglia in caso di necessità e nell’attesa degli uomini del Gis, Gruppo di intervento Speciale. Per ora a Modena la situazione sembra tranquilla. L’ultimo episodio mai chiarito del tutto che poteva destare qualche sospetto, anche se non si è mai parlato di pista terroristica, risale all’ottobre del 2015 quando fu arrestato l’Imam del circolo ‘Al Kair’ di Camposanto perché risultava clandestino sul territorio italiano. Il 37 enne marocchino non aveva rinnovato il permesso di soggiorno ed era rimasto nel modenese da irregolare per tre anni e mezzo.