E’ di nuovo allarme per la sopravvivenza all’ospedale di Pavullo del punto nascite, che continua a mantenersi su una soglia parti molto al di sotto della quota di legge

Ha fatto segnare solo 318 parti nel corso dell’ultimo anno il punto nascite dell’ospedale di Pavullo, rilanciando l’allarme per la sopravvivenza del reparto a fronte di una normativa che a livello nazionale stabilisce la quota 500 come minimo indispensabile per garantire il prosieguo dell’attività. Questo fondamentalmente per assicurare la presenza di equipe mediche in continua operatività e quindi sempre pronte all’intervento. Finora però sono state concesse deroghe alla struttura, considerando la sua collocazione nel cuore di un’area particolare come quella dell’Appennino modenese, che costringerebbe ad ampi spostamenti con i conseguenti disagi in caso di ricovero negli ospedali di città e dintorni. Si teme però che con i nuovi tagli alla sanità anche questo presidio sanitario possa essere penalizzato nel suo settore numericamente più debole. La speranza è affidata al decreto che il ministro Lorenzin ha firmato nello scorso novembre, che apre alla possibilità di una nuova deroga per i piccoli ospedali montani affidando alle Regioni la valutazione di opportunità del mantenimento indirizzando apposita richiesta al Comitato percorso nascita nazionale. E sembra questa al momento l’intenzione dell’Emilia Romagna, che ha più volte ribadito come attualmente non esista un percorso che preveda la chiusura dei punti nascite con meno di 500 parti. Anche di questo probabilmente si parlerà sabato con l’arrivo a Pavullo dei vertici sanitari e regionali per l’inaugurazione della nuova Tac e del laboratorio di endoscopia.