Nell’anno appena passato i volontari de ‘Il Pettirosso’ hanno reinserito nell’habitat naturale l’80% degli animali salvati

Più di 3.000 recuperi grazie al lavoro di oltre 30 volontari e 30 veterinari. Sono questi i dati del 2015 del Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena. Parte di questi animali si trovano ancora nella sede di via Nonantolana, ma la maggior parte sono stati liberati dopo le cure con una percentuale di reinserimento che sfiora l’80 per cento. Entrando nel merito, la maggioranza degli animali tratti in salvo sono stati caprioli, poi, daini, cinghiali, cervi, centinaia di uccelli e ricci, ma un’altra buona parte del lavoro ha impegnato i volontari nello svezzare e allevare 34 piccoli animali abbandonati. Decine di caprioli, inoltre, sono stati liberati nel Parco dell’Adamello sulla base di un accordo con le autorità dell’area protetta che prosegue da alcuni anni.

Come avvengono gli interventi del centro? Grazie alle segnalazioni dei cittadini, ma anche delle forze dell’ordine e dalle istituzioni. Tra le curiosità: 70 interventi sono stati richiesti da cittadini per la presenza di animali selvatici nelle proprietà private. Non sono mancati, anche nel 2015, alcuni recuperi di fauna esotica soprattutto pappagalli, scappati dai proprietari, che non vengono cercati perché spesso detenuti illegalmente. Un’altra parte del lavoro del Centro, è l’intensa attività didattica con centinaia di studenti che nell’anno da poco passato hanno visitato la struttura. L’associazione anche nel 2016 proseguirà ad operare sulla base di una convenzione con la Provincia di Modena per il recupero della fauna selvatica in difficoltà.