Chiuse le indagini: a Manuela Giacomozzi non sono più addebitati maltrattamenti nei confronti dei bimbi dell’asilo, ma il reato di abuso di mezzi di correzione (pena massima sei mesi)

Tre mesi dopo gli arresti domiciliari e il clamore mediatico suscitato, si sgonfia di molto il caso della maestra di Pavullo e delle presunte botte ai bambini dell’asilo. La donna, Manuela Giacomozzi, 52 anni, non è più accusata di maltrattamenti, bensì di “abuso di mezzi di correzione”, reato assai meno grave, punito con una pena massima di sei mesi. In questo modo, per legge decadono automaticamente tutte le misure cautelari che le erano applicate: prima i domiciliari, poi il divieto di avvicinamento. La maestra, sospesa dalla scuola, potrebbe dunque, in astratto, tornare a lavorare nell’asilo statale Mariele Ventre. Il caso era partito dalle segnalazioni di alcuni genitori, secondo cui i figli erano spaventati dalla donna e non volevano andare a scuola. Le intercettazioni ambientali effettuate dai carabinieri per mesi avevano confermato la condotta illecita della educatrice, ma ora la vicenda assume contorni meno inquietanti. Le indagini sono chiuse e il Pm Marco Imperato ha optato per una riqualificazione dei fatti contestati che riduce sensibilmente la portata degli addebiti. L’ipotesi di reato che veniva contestata alla donna prima, maltrattamenti, comportava una pena tra i due e i sei anni: l’abuso di mezzi di correzione ipotizzato ora è invece una fattispecie indubbiamente meno grave, a detta degli stessi inquirenti. Per Manuele Giacomozzi la Procura di Modena chiederà comunque il rinvio a giudizio, mentre tutte le altre posizioni sono state stralciate: la donna resta l’unica indagata.