Il terzo mandato ha diviso la maggioranza, con una Lega isolata da Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma ha creato malumori anche nel Partito Democratico. Dopo il voto della commissione Affari costituzionali del Senato che ha bocciato l’emendamento per togliere il limite di candidabilità ai governatori, si è alzato un forte disappunto nell’area di Energia Popolare, la corrente Bonacciniana del PD. “Non è stato rispettato l’accordo preso in direzione e non si è salvaguardata l’unità del partito” avrebbero dichiarato ai quotidiani fonti interne. Lunedì proprio la direzione aveva demandato la questione a un gruppo di lavoro tra parlamentari e sindaci da cui ci si aspettava una mediazione, evitando di votare in Commissione. Ma ieri l’opposizione  si è espressa, unita, per il no, parlamentari Dem compresi. Unici voti favorevoli, quelli della Lega e di Italia Viva. La decisione di votare avrebbe deluso sindaci e governatori, in primis proprio Stefano Bonaccini, che aveva contemplato la possibilità di rimanere alla guida dell’Emilia-Romagna per altri cinque anni, in alternativa alla corsa alle Europee. La delusione potrebbe però non detonare subito. Alle porte ci sono le elezioni in Sardegna e da Energia Popolare si lascia intendere che non ci sarebbe la volontà, al momento, di aprire uno scontro interno al partito prima del voto. Ma “dal giorno dopo si riapre la discussione”, è l’avvertimento che arriverebbe dai bonacciniani. Insomma, il terzo mandato sembra avere spaccato di più il Partito Democratico che la maggioranza. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che non è materia in grado di creare “problemi alla maggioranza”. Anche se la Lega non pare avere intenzione di mollare. Lo stesso Luca Zaia, il presidente del Veneto tra i più interessati all’emendamento ha precisato che la strada “è ancora molto lunga”