di Giuseppe Leonelli

La fotografia del referendum in Emilia Romagna è tutta nel volto barbuto (e proprio su questa barba brizzolata, oltre che sulla calvizie di Richetti, ha scherzato Renzi nella sua ultima visita modenese) del governatore Stefano Bonaccini. E’ lui lo specchio del fronte del ‘Sì’ all’interno del Pd nella ‘roccaforte rossa’. Un ‘Sì’ che in Emilia è sostenuto nella stragrande maggioranza dei casi da ex Ds, bersaniani di ferro, ‘convertiti’ al premier-segretario. Come molti ricordano la conversione di Bonaccini – per anni braccio destro di Pier Luigi da Bettola – coincise con l’elezione del capo dello Stato e col suo grido ‘fermatevi’ lanciato su facebook contro la promozione di Franco Marini al Colle.  Da allora Stefano da Campogalliano è diventato il primo sostenitore del premier criticando in tutti i modi i suoi ex compagni di corrente accusati addirittura, per il loro dissenso alla riforma, di volersi mettere nella foto con ‘Grillo, Salvini e Brunetta’. 

Una svolta quella di Bonaccini che è stata ripagata con l’elezione a presidente della Regione (a scapito di Richetti) e che – come dicevamo – è l’emblema dello zoccolo duro pro ‘Sì’ emiliano. Al grido di ‘vogliamo il cambiamento’ si collocano in questa area ad esempio i parlamentari ex Ds Davide Baruffi e Stefano Vaccari e la giovane Giuditta Pini (quella entrata in Parlamento nel 2013, a 29 anni, con la spilla con falce e martello)  e la stragrande maggioranza dei sindaci emiliano romagnoli. Un ‘sì’ sostenuto naturalmente anche dai cattolici, renziani della prima ora, ma che in Emilia hanno da sempre rappresentato un’area minoritaria del partito (quindi poco incisivi in termini elettorali), e ovviamente dal sottosegretario piacentino Paola De Micheli e dal ministro Dario Franceschini.

All’interno del Pd emiliano capofila del fronte del No emiliano è la senatrice Maria Cecilia Guerra, interprete di un’area rimasta fedele al verbo di Bersani e che spera – con la sconfitta di Renzi – in un Pd di nuovo targato ex Ds. La promozione da parte di Renzi dell’ex governatore Vasco Errani a commissario per la ricostruzione nel Centro Italia ha invece neutralizzato un possibile leader carismatico del fronte contrario alla riforma (ricordiamo che proprio questa estate Errani invitò il suo Pd ad ascoltare le ragioni del No, un appello che aveva di fatto unito buona parte degli ex Ds).

Fuori dal Pd il fronte del No emiliano (come quello nazionale) è pressochè compatto. Da Forza Italia alla Lega, passando per i 5 Stelle, tutti gli esponenti dell’opposizione si sono uniti nel duplice obiettivo di non far passare la riforma costituzionale e di ‘spodestare’ il premier. Da notare in questo contesto la posizione ferma sul ‘No’ dell’assessore regionale vendoliano Massimo Mezzetti, fedelissimo di Bonaccini, ma costretto per ragion di partito a bocciare la proposta referendaria.